ArcelorMittal, Fitto: «Soldi Ue a Taranto ennesimo spot dell’Europa»
Così il co-presidente del gruppo europeo Ecr-FdI, Raffaele Fitto, replica al vicepresidente della Commissione Europea
TARANTO – «Eccolo qui l’ennesimo spot di questa Commissione Europea targato, questa volta, Frans Timmermans, vice di Ursula Von der Leyen con la delega al programma più ambizioso di questo quinquennio, Green New Deal. Il rischio è quello di prendere in giro i cittadini con parole suggestive, che promettono e se non ingannano, illudono!» Così il co-presidente del gruppo europeo Ecr-FdI, Raffaele Fitto, replica al vicepresidente della Commissione Europea.
«Intanto – afferma – l’incremento dei Fondo di Transizione (Just Transition Fund) da 7,5 a 40 miliardi di euro è una bella intenzione. In Commissione Sviluppo Regionale (REGI) a Bruxelles stiamo ancora discutendo sulla bozza che prevede 7,5 miliardi che prevede per tutta l’Italia 364 milioni, mentre sappiamo bene che la trasformazione di una produzione da carbone a idrogeno di un impianto come quello dell’ex Ilva richiederebbe che tutto il JTF fosse destinato solo a Taranto. Ma anche quando l’importo salirà a 40 mld se non vengono cambiati i criteri di distribuzione, l’Italia rimarrà fortemente penalizzata, in quanto accederebbe solo al contributo minimo, equivalente ad un aiuto pro-capite di 6 euro». «Timmermans, se vuole davvero aiutare Taranto – aggiunge Fitto – dica cosa ne pensa degli emendamenti che mirano ad aumentare il contributo pro-capite da 6 a 12 euro. Così come i criteri che spostano buona parte dei finanziamenti verso quei Paesi che hanno più intensità di carbonio nella loro produzione. Senza contare che il provvedimento che discutiamo in Commissione prevede l’esclusione del supporto a imprese in difficoltà e ciò potrebbe compromettere la possibilità di utilizzare il Fondo in modo efficace proprio l’ex-Ilva». «Infine, la scelta dell’idrogeno come una soluzione con chi l’ha concordata Timmermans? L’obiettivo da tutti ricercato è la riduzione delle emissioni e la transizione ad un’economia verde, che rispetti il diritto al lavoro e la salute dei cittadini. Ma le modalità della transizione le decidono i singoli Stati, insieme alle Regioni e tenendo conto della volontà dei cittadini, con la presentazione all’Europa dei Patti Territoriali»