UE: FIDANZA (FDI-ECR), ‘CONFERENZA SU FUTURO PRECONFEZIONATA’ – ‘ SUI MIGRANTI REDISTRIBUZIONE INSOSTENIBILE, UE TUTELI FRONTIERE’

BRUXELLES, 17 settembre 2021

La Conferenza sul Futuro dell’Europa, che oggi a Strasburgo ha aperto la sessione del dialogo con i  cittadini, rischia di sortire ben pochi risultati, anche perché è lo
strumento “sbagliato” se l’obiettivo è modificare i trattati, cosa che difficilmente avverrà. Ad osservarlo è Carlo FIDANZA, capodelegazione  di Fratelli d’Italia nel Parlamento Europeo, del gruppo Ecr, i  Conservatori e Riformisti Europei.
“La nostra sensazione – dice FIDANZA all’Adnkronos – è che la  Conferenza sul Futuro dell’Europa sia un prodotto preconfezionato per  cercare di spingere un’agenda di ‘ever closer Union’, di  federalizzazione più spinta”.
Pertanto, prevede FIDANZA, “ci ritroveremo mesi di retorica su ‘più  Europa, più Europa’, ma alla prova dei fatti non succederà molto.  D’altra parte, lo strumento è sbagliato: per cambiare i trattati si fa una Cig, una conferenza intergovernativa, che ha il potere statutario per farlo”.

L’Ue continua a non trovare, sei anni dopo la crisi migratoria del 2015, un accordo sulla riforma delle  politiche migratorie perché sbaglia “l’approccio”, focalizzandosi  sulla “redistribuzione” dei migranti, politicamente “insostenibile”  non solo per i Paesi di Visegrad, invece che sulla “protezione delle  frontiere esterne”, materia in cui un accordo europeo sarebbe molto  più facile da trovare. A dirlo all’Adnkronos è Carlo FIDANZA,  capodelegazione di Fratelli d’Italia nel Parlamento Europeo, del
gruppo Ecr, dopo che Ursula von der Leyen ha lamentato la “dolorosa” lentezza con cui procedono le trattative sul patto per le migrazioni  proposto dalla sua Commissione un anno fa.
Nelle posizioni Ue, secondo il politico, “ci sono due ordini di  problemi: il primo è lo squilibrio delle risorse per fermare i flussi. Lo abbiamo visto in questi anni: 6 mld di euro alla Turchia e le briciole sul Mediterraneo Centrale e il corridoio africano, che impatta sull’Italia. E’ un’impostazione che continua”. “Il rischio – avverte FIDANZA – è che, con la pressione dall’Afghanistan, si ripeta una situazione come quella del tempo della crisi siriana: uno squilibrio nell’approccio europeo tra l’Est e il  Mediterraneo”. “C’è poi – osserva – un problema di approccio: continuano a ragionare solo sulla logica della redistribuzione, che è politicamente insostenibile per molti Paesi, non solo per quelli
considerati ‘cattivi’ del gruppo di Visegrad, ma anche per Francia,  per la stessa Germania in campagna elettorale e persino per Paesi a
guida socialista come la Danimarca”. “Noi riteniamo – continua FIDANZA – che ci sarebbe molta più  solidarietà europea se si richiedesse uno sforzo comune nella  protezione delle frontiere esterne e per garantire l’esame” nei Paesi di origine, in Africa, delle richieste di asilo, “piuttosto che continuare a fare arrivare tutti e pretendere una redistribuzione di immigrati che nel 90% dei casi sono irregolari e che praticamente nessuno è in grado di rimpatriare”. “E’ sbagliato l’approccio – prosegue – noi abbiamo  semplificato con il termine ‘blocco navale’, ma si tratta di avere una missione comune per fronteggiare le frontiere esterne e mettere  all’esterno, negli Stati del continente africano, gli hotspot. Chi ha  diritto all’asilo deve poter fare domanda tramite i circuiti
diplomatici e consolari che esistono e non essere costretto a fare la  traversata della morte, pagando gli scafisti”. “E’ una logica  abbastanza pelosa – osserva – quella per cui, per avere asilo, devo presentarmi a Lampedusa, pagando decine di migliaia di euro e  rischiando la morte. Secondo noi va cambiato l’approccio”.
Se le domande di asilo venissero presentate direttamente nei consolati e nelle ambasciate, nota FIDANZA, allora anche i numeri calerebbero a
“poche migliaia di persone”, e diventerebbe gestibile anche la redistribuzione dei richiedenti asilo. In Europa “continuiamo a sbattere la faccia contro il muro: non siamo molto fiduciosi perché mi pare che l’approccio non cambi”, conclude.

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